Cara Signora Ayşe,
È passato un anno da quando abbiamo perso la sua presenza tra di noi. Un
anno segnato dalla pandemia di un virus invisibile che però ci ha portato via
persone care, ha fatto soffrire molti di noi e ci ha costretto a nuovi stili di
vita per poter proteggere chi ci sta vicino e anche noi stessi. Lei non ha
vissuto questa situazione, ma ha conosciuto la sofferenza di un brutto male che
l’ha consumata, a poco a poco.
Da quando l’ho conosciuta, ormai più di venti anni fa, ho sempre ammirato
la sua dedizione all’insegnamento, il suo impegno a imparare sempre, a
prepararsi quotidianamente con dedizione le sue lezioni di storia che insegnava
con passione, la sua memoria “di ferro” che le permetteva di andare avanti “per
ore” ad argomentare. La vedevo sempre in sala professori o per i corridoi con
qualche libro o rivista in mano e gli alunni che la cercavano per chiederle
informazioni, con grande rispetto e affetto.
La sua sensibilità e intelligenza, insieme alla sua amabilità e simpatia la
rendevano sempre aperta e cordiale con tutti e questo fino all’ultimo, anche
quel sabato di febbraio: già molto sofferente in un letto di ospedale, trovammo
il modo di chiacchierare e anche di scherzare e di vivere ancora un pomeriggio
piacevole in sua compagnia, come un ultimo saluto.
Grazie, signora Ayşe, per la sua forza, il suo coraggio ad affrontare il
suo ultimo percorso di vita in salita; grazie per essere stata, fino all’ultimo
momento, una donna totalmente dedicata al suo lavoro di insegnante; talmente appassionata da mimare, anche nel sonno
in un letto di ospedale, le movenze del professore che scrive alla lavagna per
i suoi studenti. Grazie di questa sua testimonianza che porterò sempre nella
mia vita, per la sua passione, il suo coraggio, la sua forza di vita e l’amore
con il quale ha vissuto....per sempre!